La scommessa di entrare nella libera professione «giocata» (in quota parte) avendo al fianco la Cassa di previdenza, disposta a garantire prestiti per arredare lo studio, a metter in campo risorse per rifornirsi di un’attrezzatura tecnologica all’avanguardia, nonché determinata a mitigare il «peso» (finanziario) della creazione di aggregazioni tra lavoratori autonomi. E potendo, inoltre, avvalersi di sussidi per sviluppo delle competenze e l’acquisizione di titoli specialistici, oramai indispensabili (in un mercato occupazionale assai competitivo) per l’ampliamento del giro d’affari.
I giovani non sono più nel «cono d’ombra» della solitaria (e, spesso, affannosa) fase d’avvio della carriera professionale, bensì, stando agli esiti della ricognizione di IO Lavoro, sempre più al centro delle politiche di sostegno innescate dagli Enti pensionistici ed assistenziali privati e privatizzati a cui sono associati: l’analisi meticolosa, anno dopo anno, categoria per categoria, dei redditi degli under35 che (mediamente) faticano a crescere, ha accelerato, infatti, la nascita di iniziative per incoraggiare chi ha scelto di esercitare l’attività in proprio, sgravandone parte delle spese affrontate.
Nutrito (come è possibile osservare dalla tabella in queste pagine) è il «pacchetto» di incentivi all’acquisizione di conoscenze ed abilità aggiuntive, strada ritenuta da diverse Casse ineludibile, se si mira a conquistare altre «fette» di mercato: constatato l’apprezzamento, da parte della componente giovanile della propria platea, ad esempio, l’Enpacl (consulenti del lavoro) ripropone nel 2020 la possibilità di frequentare corsi di formazione in tema di consulenza previdenziale, accludendo la chance di cimentarsi in lezioni sulla gestione del personale, così come l’Enpap (psicologi) che finanzierà un bando «ad hoc» per l’aggiornamento degli iscritti, che verrà pubblicato in primavera e l’Enpaf (farmacisti) che alloca fondi per supportare gli associati nell’iter di specializzazione, tenendo conto delle loro difficoltà finanziarie.
E, se l’apprendimento in aula (oppure dinanzi al computer, in modalità «elearning») viene finanziato da quasi tutti gli Enti, alcuni scattano in avanti, sovvenzionando tirocini, come stabilito dall’Enpav (veterinari), che fa accedere laureati in Medicina veterinaria under32 nelle strutture dedicate agli animali d’affezione e ippiatriche (è il ramo che riguarda le patologie dei cavalli, ndr), dove troveranno un «tutor» che ne faciliti l’inserimento, trasmettendo le proprie competenze, e come intende fare l’Eppi (periti industriali), finanziando i professionisti che vorranno aprire le porte del loro studio ai praticanti, aiutandoli a perfezionarsi, in vista dell’esame di abilitazione, mentre l’Enpab fa salire in cattedra i suoi iscritti, grazie al piano «Biologi nelle scuole». Inarcassa (ingegneri e architetti) agevola le «nuove leve» nella costruzione della futura pensione e, invece, investono somme rilevanti l’Enpam (medici e dentisti), la Cassa forense e quella del Notariato, affinché «camici bianchi», avvocati e notai «in erba» possano comperare, ristrutturare, potenziare, o allestire lo studio. Infine, l’unione fa la forza, si sa.
Ecco perché ai dottori commercialisti la Cassa previdenziale di categoria (Cnpadc) consente di usufruire di un (inedito) contributo per lavorare in forma associata, nella consapevolezza che, quando si predilige l’aggregazione (offrendo, cioè, alla clientela la chance di rivolgersi a professionisti che si dedicano a materie specifi che, e non ai «tuttologi»), il reddito può compiere un (sostanzioso) balzo verso l’alto (si veda anche ItaliaOggi dell’11 gennaio 2020).
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